Boh! Mamma mia! e altre curiose espressioni della lingua italiana
Brenda Bimbi
Ecco una brevissima lista di alcune espressioni molto comuni nella lingua italiana e che spesso non trovano una traduzione precisa nelle altre lingue. Alcune di queste sono usate anche all’estero, altre sono meno conosciute: i nostri studenti ce ne chiedono spesso il significato e imparano a usarle molto bene.
Boh
Una parola, o forse sarebbe meglio dire un suono, che significa “non lo so”, esprime incertezza o anche incredulità.
Come sai gli italiani comunicano molto anche con il linguaggio del corpo e in questo caso particolare, espressione facciale e movimento sono parte integrante del suono boh: quando lo dici, ti devi ricordare di fare un leggero movimento delle spalle verso l’alto e in avanti abbassando contemporaneamente gli angoli della bocca. Se vuoi, puoi anche sollevare i palmi delle mani verso l’alto.
Vuoi provare?
Esempio:
“Scusa, quanto pesa il David di Michelangelo?”
“Boh, non lo so davvero…”
Mamma mia!
Mamma mia è forse una delle espressioni italiane più usate all’estero. Ha dato il titolo a canzoni, film, bar, ristoranti e chi più ne ha, più ne metta.
Si usa per accompagnare emozioni diverse: stupore, meraviglia, contrarietà, gioia, disperazione, rabbia, delusione… il significato si capisce dalla situazione, dall’intonazione e ancora una volta dalla mimica facciale e del corpo.
Possiamo dire “Mamma mia!” davanti a un bellissimo tramonto sul mare, a un buon bicchiere di vino, a un’opera d’arte, a uno scampato pericolo, a un problema difficile da risolvere, a qualcosa o a qualcuno che ci annoia terribilmente.
L’origine non è chiara, anche se sicuramente è da mettere in relazione proprio con la figura materna: è mamma il primo nome che viene in mente a un bambino che giocando scopre qualcosa di nuovo, o se vuole mostrare il suo bel disegno o se litiga con qualche compagno. Ecco, forse in Italia siamo eterni bambini?
Nel link la canzone Mamma mia dei Måneskin https://www.youtube.com/watch?v=Ex037JX3-BI
Magari
“Ciao Chiara, come stai?”
“Giulia, ciao! Bene grazie. Dove stai andando?”
“Sono in pausa pranzo, vado a mangiare qualcosa al parco. Magari potresti accompagnarmi così facciamo due chiacchiere e poi ci prendiamo un caffè al bar”
“Magari potessi! Ho un appuntamento di lavoro tra 10 minuti e non credo che avrò il tempo di mangiare oggi”
“Peccato, sarà per un’altra volta”
In questo semplice dialogo, magari è usato due volte ma con due significati diversi. Il primo, con il condizionale (ma si può trovare anche con l’indicativo) ha il significato propositivo di forse, o perché no. Il secondo invece, usato con il congiuntivo imperfetto o trapassato, ha il senso di un desiderio che non è realizzabile, simile a “mi piacerebbe ma…”
Magari è molto usato, soprattutto nella lingua parlata e per capirne il significato bisogna fare attenzione non solo alla grammatica ma anche all’intonazione o all’espressione del viso: crescente e con un sorriso per il magari con senso positivo
“Ti va una fetta di torta?”
“Magari! Se l’hai fatta tu sono sicuro che è buonissima!”
decrescente e con un po’ di tristezza per il magari di chi sa che non potrà realizzare il suo desiderio
“Ti va una fetta di torta?”
“Magari… sono a dieta, non posso proprio”
Abbiocco
L’abbiocco sta benissimo accanto a Buon Natale, alla fine di un pranzo domenicale con i parenti o dopo un banchetto di matrimonio ma anche in un pomeriggio grigio d’inverno davanti al computer. No, non è una cosa che si beve o che si mangia, l’abbiocco è uno stato che può prendere gli occhi e farli diventare pesanti, è quella tentazione di addormentarsi che può arrivare dopo un pasto abbondante o dopo troppe ore di lavoro o di studio.
Il verbo è abbioccarsi e quando arriva l’abbiocco ci vuole proprio un bel caffè.
Nel link Serena ti spiega come si prepara il caffè con la moka https://www.youtube.com/watch?v=60WmcRNMFU8
Esempio: Abbiamo mangiato bene ma forse un po’ troppo: dopo pranzo mi è venuto un abbiocco tremendo, non riuscivo a tenere gli occhi aperti.
Ti voglio bene
Volere bene a una persona significa letteralmente volere il suo bene, augurarle ogni cosa positiva, desiderare che vada tutto sempre nel modo migliore perché per quella persona proviamo affetto.
Dire “ti voglio bene” è diverso da dire “ti amo”.
Vogliamo bene agli amici e ai familiari e amiamo persone a cui siamo legati da una relazione sentimentale. Per noi italiani l’amore è un affetto molto intenso in cui la passione ha un ruolo importante e che di solito è riservato alla sfera intima della coppia.
Se dico ti voglio bene ai miei genitori, fratelli, sorelle o nonni non significa che li amo di meno ma semplicemente che non c’è la componente di attrazione fisica.
Nel link “Caruso” di Lucio Dalla https://www.youtube.com/watch?v=JqtSuL3H2xs
Stare cone le mani in mano
Stare (o starsene) con le mani in mano significa non fare nulla, restare in completa inattività. Sono sinonimi le espressioni “girarsi i pollici”, “grattarsi la pancia”, oziare.
Se tengo le mie mani una sull’altra o una dentro l’altra o con le dita intrecciate è perché non ho niente da fare, almeno non attivamente, e non provo interesse verso quello che mi succede intorno.
La connotazione è di solito negativa: sta con le mani in mano chi dovrebbe fare qualcosa ma per incapacità, svogliatezza, indecisione o disinteresse non fa niente.
Esempi
Tutti si affannavano per organizzare al meglio la festa e lui se ne stava con le mani in mano.
Pantofolaio/a
Le pantofole sono quelle calzature comode e informali che molte persone mettono per stare in casa.
Il pantofolaio è quindi quella persona che ama stare in casa in pantofole, che preferisce restare la sera sul divano piuttosto che andare al cinema o a teatro, che rimane comodo
tra le sue quattro mura nel fine settimana invece che uscire con gli amici.
Può essere quindi un sinonimo di pigro, abitudinario, apatico, monotono.
Essere alla frutta / Non avere più banane
Quando durante un pranzo o una cena mangiamo la frutta significa che siamo all’ultima portata. Si può quindi capire bene che in senso figurato si usa quando siamo alla fine di qualcosa, quando non ci aspettiamo più niente di nuovo, quando abbiamo esaurito le energie, fisiche o psicologiche.
La frase “non ho più banane” ha esattamente lo stesso senso, ma perché si dice così è un mistero!
Esempi:
Hai fatto un altro errore con la spedizione della merce, forse sei alla frutta, perché non ti prendi una vacanza?
Siamo alla frutta, l’emergenza climatica non può più aspettare è arrivato il momento di fare delle azioni concrete.
Basta, ho bisogno di una pausa, non ho più banane.
Non ci piove
Immaginiamo di essere in campagna, magari nella nostra bella campagna toscana. Stiamo passeggiando in una piccola strada bianca quando improvvisamente comincia a piovere. Non vogliamo bagnarci e cerchiamo un riparo, un posto sicuro, un posto dove non ci piove. Ecco, in Italia se non ci piove, è sicuro. Capisci quindi il significato di questa espressione?
Esempio
- Vorrei organizzare qualcosa di carino per il compleanno di Michela, credo che le farebbe piacere
- Su questo non ci piove, a lei piacciono le feste!
Spaghettata
Il carattere conviviale degli italiani è noto in tutto il mondo. Ci piace stare a tavola, ci piace condividere le serate con gli amici, e un piatto di pasta (non necessariamente spaghetti) è sicuramente la cosa più facile da preparare anche all’ultimo momento con ospiti imprevisti.
La spaghettata è semplicemente una cena a base di spaghetti oppure penne, fusilli, tagliatelle, pappardelle, rigatoni, tortiglioni, farfalle…, insomma a base di pasta. È un modo informale di stare insieme e se la cena è fatta a tarda sera, magari dopo il cinema, il teatro, un concerto o una partita allora si chiama spaghettata di mezzanotte.
La più classica e veloce spaghettata è quella aglio, olio extravergine d’oliva e peperoncino, ma la fantasia si può sbizzarrire a seconda degli ingredienti che abbiamo in casa.
Nei link in fondo ti lascio qualche buona ricetta!
https://www.lacucinaitaliana.it/news/cucina/spaghetti-ricette/?refresh_ce=