L'importanza dei tessuti a Firenze tra Medioevo e Rinascimento

di Ella Hudson

La ricchezza di Firenze è innegabile ma quale sono le fonti di questa abbondanza? 

Attività storicamente presenti almeno dal medioevo in Toscana sono la lavorazione e il commercio dei tessuti. Nel Trecento in Italia, iniziò a svilupparsi un nuovo fenomeno legato al lusso, la moda, grazie alla quale i tessuti assunsero una grande importanza. C’erano molti investimenti nel settore della produzione artistica, di conseguenza i tessuti avevano grande valore, soprattutto la lana e la seta, usate per la creazione di abiti e manufatti di grande prestigio.

 Francesco Rosselli attribution. Pianta della Catena 1470

 

L’origine di lana e seta:

Più del 50% della popolazione di Firenze lavorava nel comparto della lana, la quale dimostrò un livello di eccellenza con costi altissimi per la sua produzione. La capitale della manifattura di lana era Firenze, che acquisì questo ruolo durante il Medioevo grazie all’intraprendenza dei suoi mercanti. Inoltre, la seta fu fonte della ricchezza per le famiglie fiorentine che decisero di dare vita ad un unico laboratorio, mettendo in comune i telai, i cartoni e i disegni. Tutte le tecniche tessili rappresentarono non solo la sfarzosità ma anche un patrimonio artistico: c’erano le competenze tramandate di generazione in generazione, quali la tessitura a mano, il ricamo, la tintura naturale etc. La conservazione di queste tradizioni racconta la storia di questo periodo affascinante da non sottovalutare. 

Collaboratore del ghirlandaio forse francesco dantonio vestire gli ignudi 1478 81 01

 

Il ruolo dell’Arno, delle pescaie e delle gualchiere:

È importante riconoscere il ruolo dell’Arno per la lavorazione dei tessuti e per il commercio. Da un lato, i tessuti in attesa erano trasportati efficientemente via fiume fino a Pisa per poi essere distribuiti in altre vie commerciali. Dall’altro lato, l’acqua era fondamentale nelle diverse fasi di lavorazione. Grazie ai frati dell’ordine degli Umiliati, ci fu un cambiamento che contribuì a migliorare la qualità dei prodotti. Gli Umiliati abitavano inizialmente in campagna per poi trasferirsi nella zona di Borgognissanti, la quale era ricca dell’acqua che gli permetteva di lavorare. Per questo motivo, costruirono la pescaia di Santa Rosa che mantevena l’acqua ad un livello ottimale in tutte le stagioni. Le gualchiere erano degli edifici situati in riva al fiume proprio per poter utilizzare l’acqua nell’ultima fase del trattamento della lana e della follatura. Il tessuto di lana veniva battuto in acqua e argilla fino a renderlo morbido e impermeabile, immergendolo in una vasca. Ce ne erano tante lungo il corso dell’Arno e fuori dal centro. Quelle di Remole, di Rovezzano, del Girone e di Quintole erano tra le più attive. Una parte integrale del processo idraulico era la pescaia che doveva permettere all’acqua del fiume di incanalarsi all’interno delle gualchiere. In quei complessi, l’acqua metteva in moto anche le macchine idrauliche affinché i tessuti potessero essere tinteggiati e asciugati, esposti in zone più ventose per velocizzare al meglio la lavorazione. 

gualchiere 1 900 

Mestieri e vie famose:

Ci sono molti mestieri che ancora ci ricordano di quanto questa arte sia stata importante economicamente e culturalmente. Nelle vicinanze delle Cure, c’è una strada, tra via Masaccio e via Fattori che si chiamava Via delle Lane nel passato. Secondo la ripulitura dei panni, Via dei Saponai era dedicata al sapone utilizzato nelle fabriche per lavare nuovamente i panni. Una delle fasi successive più importanti era la tintura fatta da manodopera specializzata. Quel tipo di operazione si svolgeva da Piazza Cavalleggeri a via de’ Benci, in quella che oggi si chiama corso Tintori, e anche nella zona di Via delle Caldaie. Dopo, la lana veniva messa ad asciugare nei tiratoi, posti areati come San Frediano e anche da lungarno Soderini a Piazza del Tiratoio. L’ultima fase era la cimatura che consisteva nel togliere le parti prominenti della peluria con l’intenzione di rendere il tessuto uniforme, come ci ricorda Via dei Cimatori, da Via dei Magazzini a Via Calzaioli. 

Per concludere...

Pur essendo un’industria molto presente in tutta l’Italia, la moda nacque proprio a Firenze. I tessuti, di lana e di seta, che erano pronti per essere venduti fuori città, erano attentamente controllati dalle rispettive corporazioni. Il marchio del giglio fiorentino era sinonimo di grande qualità ed è ancora applicato ai prodotti per indicare la loro propria origine e la loro autenticità. Questo marchio era simile al “made in Italy”, il quale è stimato in tutto il mondo. Se venissi a Firenze, ti consiglierei di dare un’occhiata ai mercatini di moda e di vedere il Palazzo dell’Arte della Lana in modo che tu capisca meglio questa storia da non sottostimare.

Masolino Brancacci Chapel 01

 

FlorenceCity-Rivista Fiorentina - Arte della Lana – mestieri e strade

Le gualchiere di Remole – tuttatoscana