Modi di dire (fiorentini e italiani) e luoghi di Firenze

di Brenda Bimbi

Sono molte le curiosità storiche legate alla cultura di Firenze e tante ne potrai scoprire se verrai studiare la lingua italiana con noi alla scuola ABC, ma voglio anticiparti qualcosa in questo piccolo articolo. 

Alcuni modi di dire che usiamo, certi in tutta Italia, altri solo a Firenze, derivano da fatti storici o da tradizioni fiorentine. 

Modo di dire: SEI UN BISCHERO!

Luogo: Piazza duomo, angolo via dell’Oriuolo

I Bischeri erano una delle famiglie più in vista nella Firenze medievale. Avevano case e terreni nella zona dell’attuale piazza duomo, come ricorda il “canto dei Bischeri” all’angolo tra piazza duomo e via dell'Oriuolo (“canto” in questo caso significa angolo). Durante il XIII secolo, Firenze diventò una delle città economicamente più ricche e attive d’Europa e anche la popolazione aumentò molto. Si prese allora la decisione di costruire, al posto della chiesa di Santa Reparata, una nuova cattedrale che rappresentasse in modo migliore la grandezza della città: iniziarono così i progetti e i lavori per Santa Maria del Fiore che portarono con sé anche la necessità di avere molto più spazio e di acquistare i terreni circostanti (pensa che al momento della sua ultimazione era la chiesa più grande del mondo). Gli altri proprietari trovarono presto un accordo con l’Opera di Santa Maria del Fiore, la famiglia Bischeri, invece, rifiutò diverse offerte economiche. Iniziò una lunga trattativa fino a che, una notte, scoppiò un incendio che distrusse proprio le case in vendita che a quel punto non avevano più nessun valore e furono costretti ad accettare una somma di denaro molto, molto più bassa di quella offerta inizialmente.

Tutta la città cominciò quindi a parlare e a sparlare, tanto che i Bischeri lasciarono Firenze ma lasciarono anche il modo di dire “tu sei un bischero” per indicare una persona poco intelligente, sciocca o che crede di essere furba ma in realtà è molto ingenua.

duomoblog 

Modo di dire: CON IL CULO PER TERRA

Luogo: Loggia del porcellino

La Loggia del porcellino si trova tra via Por Santa Maria e via Calimala, in piazza del Mercato Nuovo per la precisione. È famosa per la presenza di una scultura in bronzo raffigurante un cinghiale che però a Firenze chiamiamo “il porcellino” per il suo atteggiamento mansueto. Se ci passi durante il giorno puoi vedere un mercato che vende prevalentemente abbigliamento e borse di pelle, antica e tradizionale lavorazione della città, oltre a turisti che vanno a toccare il naso del porcellino perché, dicono, porta fortuna. Se invece ci passi la sera, quando non ci sono i banchi del mercato, oltre a ammirare la bella architettura della loggia, puoi vedere, sul pavimento, una lastra di marmo di forma rotonda che rappresenta la ruota del carroccio. È la pietra dello scandalo ed è legata a una barbara punizione pubblica della Firenze antica.

I debitori fraudolenti, i colpevoli di bancarotta erano portati nella loggia, privati dei loro pantaloni e, con il sedere nudo, venivano fatti sbattere più volte a terra sotto gli occhi di decine di persone che li deridevano. L’umiliazione era grande, come grande era considerata la colpa di bancarotta in una città di mercanti come era Firenze tra Medioevo e Rinascimento.

Essere (rimanere, lasciare, finire, trovarsi) con il culo (o sedere) per terra significa ancora oggi essere senza soldi, in assoluta povertà.

È molto probabile che anche l’espressione “sul lastrico”, che ha lo stesso significato, abbia la medesima origine. 

 

Modo di dire: ESSERE AL LUMICINO

Luogo: Oratorio di San Martino dei Buonomini

Sant’Antonino Pierozzi (1389-1459) fu vescovo di Firenze e studioso umanista. Tra le cose per cui ancora oggi è ricordato c’è la fondazione di una Compagnia che si occupava di aiutare i poveri vergognosi, cioè persone benestanti che per un capovolgimento della fortuna avevano perso tutto, si erano ritrovate in povertà ma si vergognavano a chiedere i soldi per strada. Queste persone, spesso anche donne con bambini piccoli, potevano lasciare una richiesta scritta spiegando di cosa avevano bisogno e i Buonomini di San Martino le aiutavano.

La compagnia ha sede (sì, perché ancora oggi prosegue la sua attività) in piazza San Martino, vicinissimo a piazza della Signoria. Sul lato destro della facciata del piccolo edificio si può notare un affresco con una lapide e la buca per mettere le elemosina per i poveri vergognosi.

Anche se i Buonomini ricevevano soldi e donazioni da cittadini e istituzioni pubbliche, poteva capitare che fossero in difficoltà e quindi non potessero aiutare le famiglie dei bisognosi: in questo caso accendevano un piccolo lume sotto l’affresco e i fiorentini capivano che i soldi erano finiti.

Allora se dico per esempio: “Questo mese ho speso troppo, sono al lumicino” significa proprio che ho finito i soldi.

Un’ultima piccola nota: gli affreschi della bottega di Domenico del Ghirlandaio all’interno dell’oratorio mostrano le diverse attività della compagnia e sono davvero molto interessanti, ti consiglio di andare a vederli. 

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Modo di dire: ALLE PORTE COI SASSI

Luogo: Tutte le porte per entrare a Firenze.

La città di Firenze fino alla fine dell’Ottocento era circondata da mura e per entrare in città c’erano delle porte, molte delle quali si possono vedere ancora oggi, che la notte restavano chiuse per motivi di sicurezza. La chiusura delle enormi porte di legno, che avevano enormi chiavi e enormi serrature, avveniva all’una di notte e era preceduta, 5 minuti prima, da un segnale. Chiunque si trovasse nelle vicinanze era dunque avvisato: se non voleva passare la notte fuori doveva affrettarsi, correre, perché non c’era più tempo. Non di rado però, per attirare l’attenzione delle guardie e dei portieri che stavano chiudendo, i viandanti lanciavano sassi verso la porta, ultima possibilità per farsi notare e non restare chiusi fuori: essere alle porte coi (con i) sassi significa proprio che non c’è più tempo, che la scadenza è vicina.

Esempio: Domani ho un esame e non ho ancora finito di studiare, sono alle porte coi sassi.

 

Modo di dire: USCIO E BOTTEGA

Luogo: Le botteghe fiorentine del centro storico

Uscio è la parola toscana per dire porta, la bottega è il negozio o il laboratorio di un artigiano o di un artista. 

Con questa espressione vogliamo indicare due luoghi che si trovano fisicamente molto molto vicini e deriva dal fatto che nel medioevo i mercanti e gli artigiani abitavano nel retro e/o al piano di sopra delle loro botteghe per cui la porta (l’uscio) di casa e quello della bottega erano un tutt’uno. 

Le trattative e la vendita avvenivano quasi sempre al banco, che era posto sulla strada come se fosse una vetrina: entravano in bottega solo mercanti che volevano fare acquisti importanti e avevano bisogno di visionare merci diverse.

Quindi se dico: "mia sorella e mia mamma sono uscio e bottega" significa che le loro abitazioni sono molto vicine.

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Modo di dire: “COSA C’ENTRA IL CULO CON LE QUARANTORE?!”

Luogo: Chiesa dei Santi Apostoli, piazza del Limbo, Firenze

Le origini di questo modo di dire tipicamente fiorentino sono molto antiche e imprecisate.

Le quarantore sono una funzione religiosa del periodo pasquale, molto sentita nel passato, che consisteva nell’esposizione del Santissimo Sacramento sull’altare delle chiese per 40 ore consecutive (40 sono le ore trascorse tra la morte e la resurrezione di Gesù) durante le quali i fedeli si avvicendavano in preghiera.

Spesso le persone arrivavano a Firenze anche dalle campagne per partecipare a questa funzione e le chiese erano sempre piuttosto affollate. 

Una volta, nella chiesa dei Santi Apostoli, nella solennità della funzione illuminata da candele, echeggiò il rumore di uno schiaffo. Tutti si voltarono e un uomo piuttosto imbarazzato, toccandosi il viso cercò di giustificarsi dicendo: “è per via delle quarantore” mentre una donna per tutta risposta esclamò: “o che c’entra il culo con le quarantore!”. Per la sacralità della funzione tutti i presenti trattennero le risate, ma una volta fuori dalla chiesa, l’episodio si diffuse velocemente sia a Firenze che nelle città e paesi vicini e la battuta pronta è rimasta viva per secoli a indicare cose che non hanno nessuna attinenza tra loro.

Nel resto d’Italia è diffuso, con lo stesso significato, il modo di dire “ci sta come il cavolo a merenda”.

Se a Firenze vai a mangiare un panino con il lampredotto e chiedi della maionese, è molto probabile che ti sentirai rispondere “o che c’entra il culo con le quarantore!” e quasi sicuramente non ti daranno la maionese! ☺

 

Modo di dire: COSA FATTA, CAPO HA

Luogo: Ponte Vecchio

Questo modo di dire, molto diffuso in tutta Italia, ha una radice storica antica ben precisa, è ricordato da Dante nella Divina Commedia (Inferno XVIII vv. 106-111) e da altri storici fiorentini.

Per riparare a un’offesa avvenuta durante un banchetto, Buondelmonte dei Buondemonti promise di sposare una ragazza della famiglia degli Amidei. Il giorno delle nozze però, Buondemonte passò a cavallo nei pressi della chiesa di Santo Stefano al Ponte dove doveva svolgersi il matrimonio, si assicurò di essere stato visto e se ne andò, lasciando la sposa da sola all’altare. La vendetta per questo nuovo affronto naturalmente non si fece aspettare: durante una riunione a cui parteciparono anche altre famiglie amiche degli Amidei, Mosca dei Lamberti suggerì che Buondelmonte avrebbe dovuto pagare con la vita e pronunciò la frase “cosa fatta, capo ha” ad indicare che quando una cosa è fatta non si può più disfare, ha un suo effetto ed è definitiva. Così fu: la mattina di Pasqua dello stesso anno, era il 1216, mentre Buondelmonte passava nei pressi di Ponte Vecchio per andare a sposare un’altra donna, della potente famiglia dei Donati, cadde in un agguato e fu ucciso. Questo assassinio segnò l’inizio, a Firenze, della guerra tra Guelfi e Ghibellini che si protrasse per due secoli.  

Modo di dire: NON TROVARE L’ACQUA IN ARNO

Luogo: il fiume Arno

Mia nonna me lo diceva spesso quando ero un’adolescente molto distratta e non riuscivo a trovare qualcosa che era evidentemente davanti ai miei occhi: “Non troveresti nemmeno l’acqua in Arno!” Ecco, penso che il significato di questo modo di dire sia piuttosto chiaro ☺ 

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Fonti

https://www.firenzetoday.it/cronaca/bischero-storia-motivo-firenze.html 

http://firenzecuriosita.blogspot.com/2007/06/trovarsi-col-culo-per-terra.html 

https://www.florencecity.it/essere-ridotti-al-lumicino-e-la-chiesa-di-san-martino-al-vescovo/

https://firenzeurbanlifestyle.com/perche-a-firenze-e-in-toscana-si-dice-uscio-e-bottega/

https://www.youtube.com/watch?v=OlQh1rxT3ms 

https://www.firenzetoday.it/cronaca/culo-quaranta-ore-proverbio.html

https://accademiadellacrusca.it/Media?c=f4d23e58-8743-4548-baa1-319553eb41b6